In un cassetto della mia memoria di bambina risuona un motivetto di un noto programma televisivo degli anni ‘70... Lando Buzzanca e Delia Scala cantavano “L’amore non è bello se non è litigarello”…
Nella vita di una coppia, contrasti e disappunti possono purtroppo essere all’ordine del giorno. Tanto che a volte, una pace sonnacchiosa tra i partner si legge come sintomo della fine della passione.
D’altra parte, liti mal risolte e troppo frequenti possono segnare la fine di un amore.
Alcune ricerche definiscono come ottimale un rapporto di 5 a 1: cinque interazioni positive per ogni interazione negativa (Gottman, 1994).
Risposte costruttive, gratitudine, perdono e tempo “di qualità” trascorso insieme sono esempi di attitudini e comportamenti capaci di ridurre gli effetti negativi del conflitto sulle relazioni… ma c’è dell’altro.
Oltre all’attenzione che naturalmente occorre portare per un’ottimale gestione del conflitto, basata sul rispetto, la buona comunicazione e la cura degli stati emotivi, ciò che è fondamentale nel determinare se un conflitto sarà l’inizio della fine o piuttosto un nuovo stimolo nel rapporto, pare essere la percezione soggettiva di quanto accade, da parte di ciascun partner.
In altre parole, come tendenzialmente scegliamo di interpretare il comportamento del nostro partner, le ipotesi che formuliamo sulle motivazioni che stanno dietro le loro azioni.
In quest’ottica, diventa importante imparare a distinguere e separare, laddove possibile e nel rispetto di se stessi e dell’altro:
· le vere intenzioni del partner dalle proprie ipotesi negative
· il carattere del partner dalla valutazione negativa dell'azione
· la storia e il comportamento abituale del partner da questa particolare azione.
Nelle relazioni vitali, quelle in cui vediamo entrambi gli individui fiorire nel loro potenziale, le mancanze del partner vengono più frequentemente interpretate come temporanee (qualcosa che accade ogni tanto, non destinata a permanere) e causate dal contesto, dalla situazione e non dal carattere o da una deliberata intenzione di ferire.
Se è assolutamente inutile nonché impossibile cercare di controllare le azioni del proprio partner, possiamo invece controllare il nostro modo di analizzarlo. La scelta è tra valutare il comportamento del partner con empatia ed apertura mentale oppure saltare a conclusioni pessimiste e colpevolizzanti.
Nel momento in cui la relazione stessa viene considerata come un processo in continuo movimento e crescita, non come qualcosa di definito una volta per sempre, si iniziano a interpretare le difficoltà come momenti difficili ma normali.
Non un evento tragico che dimostra la reciproca incompatibilità, e pertanto capace di sgretolare le fondamenta del rapporto, ma qualcosa su cui è possibile lavorare insieme per arrivare a un miglioramento.